Una testimonianza drammatica di cosa significhi vivere in una terra dilaniata da un conflitto che si protrae da decenni e dove le prime vittime sono le persone più fragili ed esposte, come bambini, donne e anziani, spesso vittime di sopraffazione e di violenza gratuita e dove ogni giorno si assiste alla negazione dei più elementari diritti umani. E la consapevolezza che la violenza non si combatte con la violenza ma con una nuova cultura della pace e della nonviolenza.
È questo in sintesi il messaggio che domenica sera il pubblico presente nella sala conferenze della Fondazione Campana dei Caduti ha potuto apprendere nell’incontro con i due rappresentanti delle associazioni Youth of Sumud e Ta’ayush, la prima palestinese la seconda israeliana, che lo scorso anno hanno ottenuto il premio internazionale Alexander Langer organizzato da Euromediterranea.
Oltre ai due rappresentanti, erano presenti per il Comune di Rovereto la sindaca Giulia Robol, accompagnata dagli assessori Micol Cossali, Arianna Miorandi e Michele Dorigotti, la presidente del Consiglio di amministrazione della Fondazione Langer Christine Stufferin e Paolo Mirandola segretario della Fondazione Campana dei Caduti. Ha moderato l’incontro il consigliere comunale con deleghe per Rovereto Città della Pace e alla cooperazione internazionale Tommaso Vaccari.
“Ringrazio gli organizzatori per averci offerto questa importante occasione per confrontarci in modo diretto con i due protagonisti della serata, i rappresentanti delle due organizzazioni Youth of Sumud e Ta’ayush, interpreti della resistenza nonviolenta attive in Palestina. Una testimonianza drammatica su quanto realmente sta accadendo e che trasporta la nostra realtà roveretana e trentina in un contesto internazionale che, senza rendersene conto, si dimostra alle volte un po’ troppo indifferente – ha dichiarato la sindaca Robol al momento dei saluti istituzionali – e questo non per disinteresse, ma perché per noi può risultare difficile pensare che i diritti a cui siamo abituati e che riteniamo irrinunciabili possano essere negati, come invece accade regolarmente nelle zone di guerra. Quella che ci viene offerta oggi è l’occasione per un momento di riflessione sul vero significato della pace, soprattutto adesso che ci stiamo avviando verso le celebrazioni per il centenario della Campana dei Caduti.
I due attivisti che da lungo si battono per il riconoscimento dei diritti hanno raccontato, con l’ausilio di un ricca documentazione fatta di mappe e di filmati, il dramma e gli abusi quotidiani subiti dalla popolazione palestinese, soprattutto a Gaza e in Cisgiordania, territori in cui condizioni di vita sono rese difficoltose se non messe a rischio da uno stato permanente di guerra e dalle sopraffazioni perpetrate dai coloni israeliani. Denunce documentate ma che la maggior parte delle volte rimangono inascoltate da parte delle autorità israeliane.
Guy, associazione Ta’ayush: “Ta’ayush in ebraico significa vivere insieme e la nostra associazione opera nei territori occupati della Palestina e quello che facciamo è accompagnare bambini, pastori e contadini che cercano di sopravvivere sulla loro sulla terra e metterli al riparo dalla violenza, e questo in collaborazione con associazioni presenti sul territorio come quelli che hanno organizzato questa serata. Quello che chiediamo è di non rimanere i silenzio e di divulgare a parenti e amici quello che avete visto e sentito questa sera”.
Amudi, associazione Youth of Sumud: “Ci chiamiamo Gioventù della Perseveranza e della Resistenza e stiamo cercando di portare avanti quello che ci hanno insegnato i nostri genitori: la resistenza nonviolenta a la difesa della nostra terra. La cosa più urgente è rompere il silenzio su quanto sta accadendo in Palestina ed è necessario che i Paesi Occidentali non rimangano indifferenti e non impieghino doppi standard riguardo alla violazione dei diritti, e ciò è possibile imponendo sanzioni e limitando le relazioni internazionali”.
Comunicato 26/2025