Celebrata la Patrona Santa Maria Ausilatrice: l'omelia dell'Arcivescovo
Aggiornato a Sabato, 06 Agosto 2016
Comunicato stampa di
Venerdì, 05 Agosto 2016
Sorpresa e gioia per la nomina e la richiesta di dare ai giovani la spinta giusta per essere coraggiosi. Con queste parole don Sergio Nicolli - decano di Rovereto - ha accolto l'Arcivescovo mons. Lauro Tisi nella sua prima messa a Rovereto (se si eccettua la messa di questa primavera a Marco). E l'arcivescovo non ha mancato di esprimere parole incisive, ascoltato con attenzione dalle autorità amministrative cittadine con il Sindaco Francesco Valduga (accompagnato dagli assessori Azzolini, Graziola e Plotegher e dai consiglieri comunali Stiz e Zenatti) e da quelle militari con la vice-questore Ilva Orsingher, dirigente del Commissariato di Rovereto, il comandante dei Carabinieri di Rovereto capitano Massimo Di Lena e la neo-comandante della Polizia Locale Fiorella Passerini.
Mons. Tisi ha anzitutto invitato a sostare in raccoglimento per invocare la consolazione sulle due famiglie della Val di Chiese colpite dalla morte accidentale di due adolescenti. Poi – commentando Il Vangelo del giorno (S. Giovanni con l'episodio del miracolo alle nozze di Cana) – ha invitato a compiere scelte forti, a sottrarsi al sistema e al potere del denaro, definito il male oscuro che ammorba la mancanza di relazione. La sua è stata persino una “ode all'imprudenza” ovvero al coraggio di mettersi in gioco, di aprirsi al sogno, alla capacità di compassione.
"Viviamo un sistema di vita non umano. Un sistema privo dell'igiene delle relazioni dove siamo continuamente connessi e impossibilitati ad esercitare il pensiero, dove non riusciamo più a prendere decisioni belle, a scegliere la vita perché lasciamo che sia la vita a scegliere per noi" ha detto senza tacere anche quanto c'è da fare all'interno della Chiesa.
“La Chiesa non deve limitarsi a denunciare i mali del mondo ma riconoscere che essa stessa ha bisogno di misericordia perché dev'essere purificata e guarita, serve una Chiesa che non sia fredda e guardi alla realtà cogliendo le mancanze con gli occhi di una madre, proprio come fece la Vergine a Cana quando accorgendosi che mancava vino, invitò a seguire le indicazioni del Figlio...”.
Quindi ha invitato tutti ad avere l'onestà di comprendere che i mali non vengono da Dio ma dalle incapacità degli uomini ed ha quindi chiuso con un invito ad osare la via del perdono, del dialogo, a sporcarsi le mani, a “scomparire” servendo, a riempire le giare di energia positiva, a percepirsi frammento di un tutto, e non “il” tutto.
"Abbiamo bisogno di uomini capaci di sognare di rischiare. Di osare il perdono, il dialogo, il servizio perché i cristiani per definizione sono imprudenti, la carità è imprudenza e creatività. A forza di prudenza ci siamo rinchiusi in casa, attanagliati dalle paure e malfidenti anche verso i vicini di casa. Basta lamentarsi, ritroviamo il coraggio. Ognuno di noi può dare qualcosa. L'imprudenza è creatività, capacità di osare e rischiare. L'imprudenza è anche porgere l'altra guancia” ha aggiunto, ringraziando i roveretani per la generosità espressa con il Fondo di Solidarietà, per la fede che anche i giovani sanno esprimere, per i tanti volontari e le manifestazioni di servizio.
E alla fine: "Non lamentatevi, osate e ritrovate il tempo del pensiero, delle idee e dei sogni per costruire un mondo più bello, a misura d'uomo. Grazie a chi prega e ci ricorda che senza preghiera non si vive. Perchè la vita o è estasi o non è” ha concluso l'Arcivescovo. Benchè l'applauso non sia rituale dopo un'omelia, all'assemblea dei fedeli è venuto spontaneo esprimere la propria corrispondenza fisicamente e con un caloroso battito di mani.
La celebrazione è quindi proseguita in un clima di festa e vero raccoglimento attorno al capo della Chiesa trentina che molto scherzosamente ha concluso - prima della benedizione finale - ringraziando tutti e invocando la costante benedizione di Maria Ausiliatrice.
Ufficio Comunicazione
5.8.2016