Conferenza - I giovedì della geologia 2019
Aggiornato a Martedì, 19 Febbraio 2019

Il sito dei Lavini di Marco, con il suo ambiente favoloso, i suoi sentieri attrezzati e le piazzole di osservazione realizzati dall’allora Servizio Ripristino e Valorizzazione ambientale della Provincia oggi Servizio per il Sostegno occupazionale e la Valorizzazione ambientale, rimane il sito icnologico o “icnosito” più conosciuto e senz’altro più spettacolare d’Italia per il suo elevato numero di individui, per l’estensione dell’affioramento (un quarto di chilometro quadrato), per le dimensioni e la relativa spettacolarità di alcune piste, per lo splendore dell’ambiente naturale circostante e per l’accessibilità durante tutto l’anno.
Gli strati calcarei e dolomitici dei Lavini, come fogli di un libro fossile, raccontano la storia delle piste di dinosauri e dei loro autori. A partire da queste strutture biosedimentarie fossili, apparentemente effimere - si usa dire “scrivere sulla sabbia” per significare “votare all’oblio” - non ci si limita a descrivere, illustrare e, quando possibile, a classificare; ma si individuano gli autori della piste stesse, con le loro caratteristiche fisiche e fisiologiche e il loro comportamento individuale e sociale: le loro velocità, le direzioni seguite, il motivo del movimento, il portamento e l’anagrafe, le diete e le relazioni tra gruppi, omeotermia o eterotermia, livelli di energia e attività.
Dagli innumerevoli studi sorge tutto un mondo, antico di circa 190 milioni d’anni, con i suoi bacini marini ricchi di molluschi, brachiopodi e coralli, bassopiani di bianche sabbie e di fanghi calcarei, attraversati a passo lento dai dinosauri, di cordoni litoranei, di pantani salmastri, di probabili zone alte con araucarie, felci arboree, cicadee e altre piante giurassiche.
Ceratosauridi affamati, evocati dagli icnologi, fiutano le piste dei grossi erbivori, mentre piantano i loro piedi artigliati negli ampi bordi di fango rialzati attorno alle grandi orme della preda; i primi sauropodi, giganti della loro epoca anche se non ancora grandi e pesanti come lo diventeranno più avanti, a partire dal Giurassico medio, brucano placidamente le fronde delle conifere, allungando i loro colli smisurati.
Conferenza organizzata dalla Società Museo Civico di Rovereto con la collaborazione della Fondazione Museo Civico di Rovereto e della Fondazione Comel.